L’impossibilità di gareggiare è una situazione che determina un calo di motivazione. Senza obiettivi agonistici per cui allenarsi, è difficile mantenere uno specifico regime di allenamento, anche perché i podisti che riescono ancora ad allenarsi svolgono le sedute in un contesto forzato, come su tapis roulant o mini circuiti di qualche centinaio di metri. Non è la prima volta che io vivo una situazione simile, anche se il contesto è diverso perché – seppure “critico” – non era drammatico come quello attuale. Tra il 1973 ed il 1974, per chi lo ricorda, c’è stato il blocco della viabilità: ogni mezzo motorizzato privato non poteva girare nei giorni festivi a causa dell’austerity, conseguente alla “crisi petrolifera” (blocco del canale di Suez, aumento dei prezzi dei Paese produttori e relativo embargo). Alcune delle gare in calendario (che erano comunque poche – forse una decina da ottobre a marzo) erano state anticipate al sabato, ed altre invece erano rimaste in programma la domenica. A queste si andava in bicicletta se non si doveva percorrere più di una ventina di chilometri da casa, e ricordo che ad una – organizzata più vicino al mio paese – eravamo andati con il carro trainato da un paio di cavalli. Alle gare fuori provincia, distanti oltre una ventina di chilometri, con rammarico non vi partecipavamo e ci dispiaceva tanto. Eravamo un gruppo di una quindicina di podisti, dai 12 anni in su…. continua a leggere |